Rivista per le Medical Humanities

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La sezione intende offrire una panoramica sui territori delle Medical Humanities: congressi, istituzioni, pubblicazioni, film, cronache. Essa ospita, inoltre, le considerazioni di specialisti in merito ad articoli apparsi su altre testate. Questo spazio riproduce i contenuti della versione cartacea della pubblicazione; i contributi non legati alla periodicità del cartaceo si trovano invece nella sezione «Novità» di questo sito.


«L'uomo che fece di tutto per farsi detestare. Lo scrittore Louis-Ferdinand Céline, una figura controversa a 50 anni dalla morte»
rMH 20


Il Corriere del Ticino
Alessandro Censi
24 giugno 2011  

Pochi scrittori, a parte Ezra Pound, sono stati emarginati, contestati e perseguitati moralmente come Louis-Ferdinand Céline. Ma perché questo medico scrittore geniale, fortemente intuitivo nei labirinti psicologici della condizione umana, contraddizioni comprese, ha irretito tutti dentro e fuori i confini del suo Paese? Romanzi come Viaggio al termine della notte e Morte a credito, che la Garzanti nel 2007 ha riproposto nella celebre versione di Giorgio Caproni con un saggio critico di Carlo Bo, hanno fatto di lui un grandissimo scrittore, fautore di un nuovo stile letterario, ma le sue inclinazioni politiche verso una destra estremista e il suo antisemitismo, lo hanno sminuito e colpevolizzato facendo di lui una figura molto discussa ancora oggi, a cinquant’anni dalla morte.
In Francia, il cinquantenario della morte del medico scrittore non verrà celebrato. In gennaio, il ministro della Cultura Frédéric Mitterand, su richiesta dell’Associazione dei figli e delle figlie dei deportati ebrei di Francia ha accettato di togliere il nome di Céline dal volume degli archivi nazionali che raccoglie le ricorrenze da onorare nell’anno in corso. Nulla ha potuto il suo biografo, Frédéric Vitoux, membro dell’Académie Française, che sperava in questa ricorrenza per una rivalutazione dell’opera di Céline. Il marchio dell’infamia ha cancellato ogni possibilità, anche se una voce critica autorevole come quella di Carlo Bo, scrisse a proposito di Morte a credito: «Colpito dallo spettacolo della menzogna sociale e ossessionato dall’idea della morte, Céline ha sentito come suo primo dovere, quello di procedere a una costante opera di demistificazione e quindi esaltare l’anarchia, come unica spiegazione possibile della nostra presenza terrena… Anche se la morale a cui approda è una morale negativa, il corso del racconto non è volutamente compromesso e la filosofia dell’inventore Céline non è del tutto abolita e negata dal preconcetto di chi aiuta il disordine del mondo e nega ogni possibilità di commercio umano. La stessa esperienza della guerra, la professione di medico, l’incapacità di trovare un inserimento nella società borghese sono tutti motivi che non servono tanto a spiegare l’instabilità e le incertezze del carattere dell’uomo, quanto a giustificare le scelte e la natura dello scrittore». 

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