Rivista per le Medical Humanities

Donazioni e trapianti d’organo. Gli xenotrapianti

Roberto Malacrida,
Sebastiano Martinoli,
Roberta Wullschleger
Collana Corbaro
Edizioni Alice
Comano, 1998  


I primi tentativi di xenotrapianti sono degli anni ’60 e hanno avuto un esito infausto, perché non è stato possibile controllare il processo di rigetto prodotto dagli organi trapiantati di origine animale. Gli anni seguenti sono stati contraddistinti da nuovi progressi tecnologici nell’ambito degli xenotrapianti. La nuova metodologia consiste nell’utilizzare organi di maiali geneticamente modificati, allevati in un ambiente asettico. È stato dimostrato che inserendo dei geni umani, sconfiggendo così la possibilità di rigetto, attraverso la clonazione di questa nuova entità creata dalla specie animale «umanizzata» (il maiale) sarebbe stato disponibile un numero sufficiente di organi destinati al trapianto, così da poter colmare la carenza attuale di potenziali donatori.
Il rischio maggiore degli xenotrapianti è rappresentato dall’introduzione, con l’organo trapiantato, di virus, conosciuti o sconosciuti, che normalmente non sono patogeni per l’uomo, ma che potrebbero diventarlo dopo la manipolazione genetica.
Siccome la non conoscenza dei fenomeni e dei processi biologici è, ed è sempre stata, all’origine delle credenze, delle paure e dei pregiudizi verso i fenomeni stessi, è indispensabile provare a rimpiazzare le paure attraverso una visione critica, fondata sul principio di autonomia individuale e sull’eliminazione delle sofferenze fisiche e morali inutili.  
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